Ucraina senza ebrei
Biografia
Ucraina senza ebrei
Vasilij Grossman
Traduzione di Claudia Zonghetti
Adelphi
Quando nel 1943, dopo due anni di occupazione tedesca, Vasilij Grossman entra al seguito dell’Armata Rossa nei territori liberati dell’Ucraina orientale, a colpirlo non sono tanto la distruzione e la sofferenza che la furia nazista si è lasciata alle spalle, ma « la pace e il silenzio della morte » che regnano ovunque. Soprattutto, è il silenzio – « più spaventoso delle lacrime e delle maledizioni … più spaventoso dei gemiti e dei lamenti laceranti » – di un intero popolo, massacrato con una sistematicità tale che in molte città, in molti villaggi non un solo ebreo è ancora in vita: « Dov’è il popolo ebraico? … Dove sono i milioni di persone che tre anni fa lavoravano e vivevano su questa terra in pacifica amicizia con gli ucraini?». Ben prima di trovarsi dinanzi all’« inferno di Treblinka » e che i crimini nazisti siano svelati al mondo in tutta la loro efferatezza, Grossman, con l’usuale, sorprendente lucidità, con la sua prosa acuminata e cristallina, non si accontenta di rispondere a questa domanda, ma scandaglia le cause di quello che ai suoi occhi già si delinea come « il crimine più grande mai commesso nella storia ».