La settima edizione del Festival delle Letterature Migranti si pone un obiettivo: quello di indagare e narrare il contemporaneo in tutte le sue molteplici sfaccettature, facendosi strumento di decrittazione e di racconto del reale. Per farlo, abbiamo scelto di articolare il programma in cinque diverse sezioni – Letteratura, Arti visive, Teatro, Musica e Transizioni digitali – che insieme concorrano a comporre uno sguardo a 360° sulla complessità che ci circonda.
Sezione Letteraria
Corpo condiviso
a cura di Davide Camarrone
Anche quest’anno il programma letterario sarà articolato per sezioni: delle vere e proprie scatole narrative all’interno delle quali troveranno posto i libri del Festival da cui gli autori provenienti da tutto il mondo e la comunità di discussant prenderanno le mosse, per guardare con occhio attento alla realtà.
Dialoghi
Quel che sta accadendo determina un’ulteriore accelerazione dei flussi di informazione. In una società, la nostra, costituitasi su modelli funzionali e di profilazione, si avverte la necessità di nuove forme di analisi della realtà, più in generale di un tempo nuovo da dedicarsi alla conoscenza. La Letteratura è tornata oramai da tempo a costituirsi quale strumento possibile di comprensione e di dialogo. Nel fiume del cambiamento, i Dialoghi assicurano le condizioni essenziali alla comprensione del Contemporaneo: la migrazione delle conoscenze e la condivisione del giudizio. Il confronto sulla convivenza e l’interazione tra culture differenti, per la formazione di una cittadinanza matura e consapevole; la contaminazione dei linguaggi e delle narrazioni; la riflessione sulle modalità dell’informazione e sul cambiamento delle città: dei luoghi, dei punti di vista e delle rifrazioni attraverso le quali le città si costituiscono quali filtri per la decifrazione del reale.
Lettere da vicino
Questa è la prima generazione che si avverte come ultima nell’intera storia dell’umanità a poter godere di ricchezze naturali, memoria e libertà, che vede diradarsi il proprio orizzonte, che percepisce il rischio di un assottigliamento delle risorse essenziali per la sopravvivenza della specie – il clima, l’acqua e il cibo -, che rischia infine una possibile interruzione dei processi di trasmissione dell’eredità culturale di una generazione all’altra. Per il peso della memoria – tra nuove uniformità di pensiero -, e in relazione a modalità di dialogo immateriale che non presuppongono relazioni dirette tra interlocutori. Nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi del sapere e del dialogo, misuriamo il fallimento di una promessa capitale. E ragioniamo sul ruolo delle narrazioni, sull’educazione al narrare.
Lost (and Found) in Translation
La migrazione assunta come criterio fondamentale di decifrazione della realtà determina in modo naturale una riflessione sul linguaggio. Insieme ai corpi viaggiano anche le parole. Nel viaggio, alcune si perdono e altre, fino ad allora sconosciute, compaiono per la prima volta. Tutte mutano, nel trascorrere da un contesto interpretativo ad un altro. Riflettiamo sul valore fondamentale della traduzione e della mediazione culturale e sulla loro funzione, che è letteraria ed è etica, fabbricando un ponte di corde tra mondi diversi. Sulla coscienza che tradurre vuol dire perdere e trovare, non coincidere ma avvicinarsi: la distanza che permane non è un’anomalia ma il luogo in cui l’umano si rivela.
La sezione, curata da Eva Valvo, è frutto di una collaborazione fra i traduttori editoriali di Strade e ANITI-Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti.
Meticciati
La nostra storia racconta del nostro meticciato. Siamo meticci per la complessità della nostra memoria genetica, e dunque per istinto e per formazione. Meticcia è la nostra origine, meticcio è il territorio nel quale agiamo e verso il quale muoviamo. Da questo dato di partenza, che vede nell’ibridazione non un’improvvisa anomalia ma una condizione naturale, nasce una sezione del nostro programma che riflette sull’esperienza concreta della mescolanza – della miscela, del miscuglio, del crossing-over – che agisce nella letteratura, nella musica, nel cinema, nel racconto giornalistico, nella relazione tra uomo e macchina, tra uomo e società. Un itinerario naturalmente impuro all’interno del nostro essere umani.
Tempo irregolare
In un tempo non troppo lontano, ogni cambiamento – ogni krisis, passaggio – richiedeva un tempo lunghissimo perché conoscenze e idee potessero plasmarsi e dispiegarsi. Il tempo era medico della paura dell’ignoto, dell’horror vacui nel quale l’umanità si è di frequente ritrovata. Siamo ora ad un cambio d’epoca. L’uomo rinascimentale, capace di concentrare in sé dei saperi universali, conosce il proprio declino. Oggi, nell’arco di una stessa vita si succedono epoche differenti nelle quali si rinuncia alla fatica della memoria, fidando su un costante stoccaggio presso depositi che non controlliamo. Viviamo in un tempo irregolare, compresso oltre ogni limite, e l’infrazione dei codici elementari di adesione e compatibilità ci rende irregolari e ci proietta in un limbo di anomia e terrore.
Terre perse
Terre perse è quel che resta di una doppia citazione: di un testo capitale di Gesualdo Bufalino – Cere perse –, e della “terra” come essenziale tòpos letterario (da Verga a Zola). Terre, in termini più propriamente espressivi, sono anche i colori naturali usati nella pittura. Terre perse potrebbero esser dunque degli scenari naturali che stingono come vecchi colori usurati dal tempo e dal clima; luoghi che smarriscono la loro storia e spingono alla fuga verso una storia nuova e una nuova identità. Terre perse dice di un rimpianto e di un lento esodo, di una storia e di un esilio.
Variazioni e fughe
Le narrazioni letterarie e artistiche e i loro intrecci gettano ponti tra il nostro mondo e l’Ignoto che – nel tempo delle comunicazioni istantanee, della velocità dei flussi informativi – si mostra a due passi da noi. Nel tempo della condivisione, gettiamo ponti dei quali non osserviamo la fine. L’Occidente ha costruito società idealmente autosufficienti, depositarie di valori incomunicabili ed ora in crisi: in tumultuoso cambiamento, per la netta separazione tra un’epoca e un’altra. La società che cambia impone nuovi linguaggi, e tra realtà e linguaggio vi è un costante rapporto dialettico. Così come tra le diverse forme di espressione ed invenzione.
Sezione Arte
L’anima sulle labbra
a cura di Agata Polizzi
La sezione Arti Visive del Festival delle Letterature Migranti 2021, ideata con il supporto e la condivisione della Fondazione Merz, trae ispirazione da figure visionarie di grande fascinazione, donne libere, intellettuali artiste la cui esperienza professionale ed umana è la traccia inesauribile per una riflessione sulla capacità di attraversare tradurre e raccontare la vita, l’amore per la scoperta, quella potenza nel partecipare il vissuto con tanta forza da “far salire l’anima sulle labbra”.
Il tema della sezione ricerca una dimensione linguistica e fisica per discutere e per capire attraverso la narrazione, l’immagine e la memoria collettiva il cambiamento che ci continuamente attraversa.
Sezione Teatro
La Parola, l’Emozione, la Voce
a cura di Giuseppe Cutino
La Parola, l’Emozione, la Voce: tre sostantivi femminili che bene si accostano al Teatro. Di parole è fatto un testo teatrale, parole che scaturiscono una emozione a chi deve declamarle, a quella voce che, per trasmettere emozione, deve emozionarsi. Ecco, quindi, che proprio partendo da questo presupposto, in questa edizione del festival del Teatro si vuole comprendere la composizione di un testo, come le storie portano a trasformarsi in dialoghi, come le storie si sviluppano all’interno di scambi di parole tra un personaggio e l’altro e cosa un autore deve fare per trasformare quelle emozioni in frasi che arrivano dritte allo spettatore e che in pochi istanti devono rimanere impresse per emozionare.
Sezione Transizioni digitali
Transizioni digitali
a cura di Simone Arcagni
Una sezione che percorre vie non istituzionali che interroga libri, pensieri, oggetti mediali di diverso tipo e di diversa natura.
Una sezione che investiga gli archivi multimediali alla ricerca di un frammento unico e lo mette a disposizione della sezione arte. O che fa riemergere il potere narrativo ed evocativo della fantascienza. Che si orienta verso i nuovi racconti della Realtà virtuale o che interroga il presente rivolto al futuro. Ecco, in una parola, una sezione che più che altro è una INTERSEZIONE, che lavora tra frammenti, opere, oggetti e contenuti nel pieno spirito dell’era digitale.
Sezione Musica
Elettronica 2 (Reloaded) / Oasis
a cura di Dario Oliveri
La Sezione Musica del FLM 2021, curata da Dario Oliveri, è realizzata grazie al prezioso apporto della Fondazione Federico II e in collaborazione con la Fondazione “Ignazio Buttitta” e il Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo. In questo segmento della sua programmazione, il Festival propone l’esecuzione di alcune opere di compositrici europee nate in epoche molto lontane fra di loro (dal XVII al XX secolo) e dunque riconducibili ad orizzonti espressivi assai diversi. A tale concerto si aggiunge un incontro/seminario in cui la riflessione sul rapporto fra antico e moderno si concentra sul tema delle musiche di tradizione orale in Sicilia.