L’anima sulle labbra: ecco la suggestione che anima la sezione Arti visive
L’anima sulle labbra
a cura di Agata Polizzi
in collaborazione con la Fondazione Merz
La sezione Arti Visive del Festival delle Letterature Migranti 2021, ideata con il supporto e la condivisione della Fondazione Merz, trae ispirazione da una figura visionaria di grande fascinazione, una donna libera, intellettuale quale è stata per la cultura contemporanea Fernanda Pivano. La sua esperienza professionale ed umana sono la traccia inesauribile per una riflessione sulla capacità di attraversare tradurre e raccontare la vita, l’amore per la scoperta, quella potenza nel partecipare il vissuto con tanta forza da “far salire l’anima sulle labbra”, come la stessa Pivano affermava.
Molti sono i modi e le forme con cui celebrare la profondità del pensiero di Fernanda Pivano, partendo dalla considerazione del suo amore per la traduzione come strumento di libertà e di consapevolezza, dall’urgente necessità di affermare un pensiero libero e non imbrigliato in schemi limitanti e spesso ciechi, dalla curiosità sempre rivolta verso l’altro, da quella fertile e potente passione per la cultura americana. In ultimo dalla ricerca di nuovi linguaggi e di nuove visioni condensate in quel “Pianeta Fresco”, che ha rappresentato un’esperienza sensoriale capace di proiettare i fruitori in una dimensione altra, rispetto a quella passiva della lettura di contenuti, ha dato vita ad un oggetto da sfogliare, un puzzle, un transito per riposizionare lo sguardo e cogliere meglio il senso del linguaggio o della forma, uno strumento editoriale non inerte ma vivo.
Traendo spunto da questa figura “psichedelica”, libera, e utopica, il tema della sezione mette in dialogo Pivano, intellettuale migrante, con il tempo che stiamo vivendo, ricercando una dimensione linguistica e fisica per discutere e per capire.
E proprio seguendo questa linea di ricerca, in questa edizione del Festival, è stata invitata l’artista palestinese Emily Jacir, con il suo recente film letter to a friend del 2019.
Emily Jacir artista e produttrice cinematografica, intellettuale, è animatrice di una riflessione intensa sulla necessità e il coraggio di preservare e conservare, anche attraverso e grazie alla narrazione, la memoria collettiva.
Letter to a friend racconta, con riprese video, fotografie, suoni, documenti storici, materiali d’archivio, un secolo di vita di una casa e di Betlemme. Una ricostruzione biografica che si interseca con quella storica di un territorio in perenne stato d’assedio della Palestina. L’artista si rivolge all’amico Eyal Weizman, fondatore di Forensic Architecture, con una richiesta di aprire un’indagine prima che l’espansione israeliana si appropri anche della sua casa.
La proiezione dell’opera di Emily Jacir è parte della mostra inaugurale L’altro, lo stesso allestita presso lo ZAC ai Cantieri Culturali della Zisa, nell’ambito del progetto triennale ZACentrale della Fondazione Merz, in un’ottica di collaborazione trasversale con i luoghi e le attività del territorio.