Flm visto da IoStudio: Al Teatro Massimo la proiezione del film “Shoah”
di Alessandra La Marca per IoStudio
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Un viaggio nella memoria per non dimenticare. È su questa scia che ieri ed oggi è stata proiettata presso la sala Onu del Teatro Massimo di Palermo, la prima parte di “Shoah”, il film-documentario del regista francese Claude Lanzmann. Con questo evento si è dato il via all’anteprima del Festival delle Letterature Migranti che si svolgerà dal 17 al 22 ottobre in città.
Il regista, attraverso il suo lavoro, racconta in maniera semplice e intensa lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Il lavoro di quest’opera cinematografica inizia dieci anni prima della presentazione ufficiale del film, in cui vengono catturati anni di riflessioni, riprese, montaggi, ripensamenti, divenendo il più importante documentario mai girato sulla storia contemporanea. Con il suo film dalla durata di circa 9 ore che, per l’occasione, è stato frazionato in più incontri, Lanzmann segna la storia del cinema. “Shoah non è soltanto un fenomeno cinematografico – come racconta Dario Oliveri, curatore della sezione musica e presidente dell’associazione che promuove il festival, durante l’incontro “il Muto e il Fuori Campo” – ma va al di là degli orizzonti del cinema e della sua storia per incidere in maniera radicale sulla percezione comune del fenomeno storico di cui stiamo parlando e anche del modo in cui un poco alla volta ci stiamo abituando a denominarlo.”
Il fenomeno della distruzione degli ebrei in Europa non ha avuto un nome per molto tempo, nemmeno durante il processo di Norimberga. Claude Lanzmann durante la lavorazione del film lo chiamava “la cosa” perché non riusciva a trovare nel lessico comune una parola giusta, dato che il termine “olocausto” gli risultava inappropriato, fino al momento in cui il regista francese si imbatte nella parola ebraica “shoah”. Il suo significato è catastrofe, improvvisa distruzione degli orizzonti conosciuti, una parola che rappresenta perfettamente il progetto. È solo con la successiva diffusione del documentario in tutto il mondo che questo termine è divenuto una parola di uso comune.
“La scelta del regista è di raccontare lo sterminio degli ebrei in modo non cruento – continua Oliveri – senza nessun immagine di repertorio e senza nessuna colonna sonora. Sono solamente le voci dei narratori su cui si concentra l’attenzione – conclude – e che restituiscono alla parola la sua capacità di sconvolgere.”
Nel film emerge come la shoah coinvolga non solo le vittime, ma anche i testimoni ed i carnefici che rivivono ancora una volta quei momenti e quei luoghi che, a distanza di pochi decenni, sono ritornati ad essere ciò che erano prima, “posti normali.”
Si è voluto aprire e chiudere la manifestazione con la visione del film Shoah di Claude Lanzmann e Intolerance di David W. Griffith, (che verrà proiettato il 22 ottobre) ricordano due momenti storici importanti: il rastrellamento nazifascista del Ghetto di Roma (16 ottobre 1943) e la promulgazione delle leggi razziali italiane (5 settembre 1938).
Le parti conclusive del film saranno riprodotte mercoledì 17 e giovedì 18 presso la sala Onu del Teatro Massimo, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.