13 Ottobre, Wole Soyinka e il diario del secondo giorno di Festival

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14
Ott

13 Ottobre, Wole Soyinka e il diario del secondo giorno di Festival

Il programma di Giovedì 13 era impegnativo: di lingua, linguaggi, strumenti, identità, valorizzazione delle differenze e di sud – reali e metaforici – e poi di nobel, di differenze di viaggi.

Davide Camarrone ha condotto una conversazione tra due universi in conflitto, intervistando Hamid Ziarati e Ahmed Saadawi all’archivio storico. Nei due autori il conflitto Iran-Iraq è differenza stilistica e di approccio, intimistico e interiorizzato il primo, più universale e distaccato il secondo. Così Ziarati racconta di come la guerra per i bambini fosse un gioco:

“Noi eravamo immortali, nessuna pallottola ci poteva colpire, però dalla televisione e dai giornali la propaganda proponeva immagini di morte e i morti erano sempre “i nostri”, così imparavamo che noi eravamo i buoni e quegli altri i cattivi. Succede in questo modo che un ragazzino, a un certo punto, si arruola e in realtà non sa nemmeno contro chi”

"Nemico, amico" Davide Camarrone intervista Hamid Ziarati e Ahmed Saadawi su letteratura e conflitto

“Nemico, amico” Davide Camarrone intervista Hamid Ziarati e Ahmed Saadawi su letteratura e conflitto

Mentre Saadawi ci proponeva un punto di vista diverso, dal quale, davanti alla morte, si reagiva come se questa appartenesse a una logica causa-effetto:

 

”Eravamo in un bus carico di persone che chiacchieravano rumorosamente. A un certo punto il bus si ferma perché c’è un cavadevere in strada, la polizia se ne sta occupando, ma un morto non ha nazione, non ha gruppo etnico di appartenenza, è solo un morto. Quando il bus riprende il cammino per un po’ regna il silenzio e lo sgomento, fino al primo commento: “Ma era un Iraniano o un Iracheno?” e non lo sapevamo, ma, di commento in commento, si è stabilito che “Era ovviamente un criminale, altrimenti non lo avrebbero ucciso” e, di lì a poco, si era tutti concordi – chi muore così se lo merita – ecco come interpretammo, a un certo punto la morte e la guerra”.


Intanto a Palazzo delle Aquile Ornela Vorpsi e Cristina Ali Farah parlavano di identità dal punto di vista della lingua e della funzione terapeutica della scrittura, necessaria ad acquisire distanza, a guarire ferite, a chiarire conflitti. Su questo argomento tornerà più tardi Ruska Jorjoliani, definendo una funzione rivelatrice dell’autotraduzione:

 “La scrittura in italiano, lo sforzo della traduzione, mi ha mostrato cose che parlando – e scrivendo – nella mia lingua non avevo osservato”

A Giurisprudenza, Salvatore Cusimano, ha condotto una riflessione sul giornalismo contemporaneo, sui come i nuovi strumenti lo stiano trasformando. Puntule e lucida l’osservazione di Filippo Landi:

“Il problema non è il surplus, bensì la mancanza di informazione. I giornalisti si lanciano sui fatti cruenti, sulle storie forti di sangue, inseguendo l’impatto, anche visivo, di queste cose, ma spesso dimenticano di raccontare altri cambiamenti, meno repentini e meno – apparentemente – cruenti eppure pieni di crudeltà e violenza”

 

"Narrare il presente" Salvatore Cusimano intervista Filippo Landi, RRachel Shabi e Francesco Viviano sul New Journalism - Palermo, 13 ottobre 2016 FLMpa

“Narrare il presente” Salvatore Cusimano intervista Filippo Landi, RRachel Shabi e Francesco Viviano sul New Journalism – Palermo, 13 ottobre 2016 FLMpa

Francesco Viviano rileva quanto i nuovi strumenti sarebbero perfetti per il “vecchio” giornalismo, che secondo lui non è vecchio affatto:

 

“Io mi appostavo, studiavo, indagavo, non mi fermavo mai alla superficie, non è questione di strumenti ma di atteggiamento. Il giornalismo è alzarsi dalla sedia, uscire e andare sui luoghi, guardare e raccontare”

Matteo Di Gesù, docente di letteratura italiana e Franco La Cecla, architetto e antropologo, hanno infine intervistato Davide Enia, Ruska Jorjoliani e Fabio Stassi invitandoli a parlare di Sud.

Il mio sud 2 - Matteo Di Gesù e Franco La Cecla interistano Ruska Jorjoliani, Davide Enia e Fabio Stassi

Il mio sud 2 – Matteo Di Gesù e Franco La Cecla interistano Ruska Jorjoliani, Davide Enia e Fabio Stassi

Il filosofo e scrittore La Cecla chiedeva come mai i simboli della Sicilia abbiano una simile presa, come succede che diventi quasi un paradigma e se questo paradigma sia, alla fine, una risorsa oppure invece una prigione culturale ed espressiva.

“Il sud rappresentato è semplicemente quello che i lettori o gli spettatori  vogliono vedere. Quello carico della nuova linea Dolce&Gabbana, quello a tinte sature di Montalbano. Del resto il fatto che la Sicilia sia stata conquistata da tutti fa di questo simbolo qualcosa che a tutti suona familiare”  Ha risposto Davide Enia.

Per raccontarvi la serata ci vorrebbe un romanzo. Ci vorrebbe uno spazio da qui all’Africa e trent’anni, gli stessi che sono passati da quando nel 1986 lo scrittore nigeriano Wole Soyinka ha avuto il Nobel per la letteratura fino ad oggi. Wole Soyinka è stato letteralmente assediato dai giornalisti e subito dopo dalle persone della comunità nigeriana a Palermo accorse a salutarlo: inchini, baci, abbracci, fotografie. Sul Premio Nobel a Bob Dylan ha detto candidamente “Devo ancora pensarci, devo ancora metabolizzare la cosa.Per me il Nobel ha qualcosa di mistico”. Anche in riferimento a questo, Alessandra Di Maio, intervistandolo ha sottolineato la multiforme capacità espressiva di Wole Soyinka: poeta, scrittore di narrativa e di teatro e anche cantautore, perché un artista davvero grande è artista a tutto tondo.

Il TeatroBiondo per Wole Soyinka

Il Teatro Biondo per Wole Soyinka ph Marianna Lo Pizzo

Wole Soyinka ha parlato a lungo del suo popolo, di come la difficoltà sia preservare l’identità nelle differenze perché in queste differenze e in questa complessità esiste una verità e una forma identitaria ancora più forte. Ha parlato di queste cose con un tono pacato, sorridente, spiritoso.

“Accettare una differenza significa avere coscienza totale della propria identità non tradirla. Ed è in queste differenze e nella loro reciprocità che si crea una comunità, bisogna essere diversi per essere uguali, per essere ‘comunità’ sana. Io resto fedele al vino ma succede che se ho sete beva volentieri una birra”

Ha parlato di come trovi diversa la città, addirittura rivoluzionata, ha detto. Il sindaco Leoluca Orlando ha apprezzato molto questa sua definizione di diversità, definendola molto vicina alla realtà palermitana, dove non si dovrebbe parlare di “problema dei migranti” ma della risorsa che rappresentano queste persone. Così ha ringraziato il festival per il suo approccio sano: “Le letterature non sono dei migranti ma sono migranti esse stesse, in questa fluidità c’è la potenza di questo festival”.

Infine, in un momento di grande emozione, il Sindaco ha conferito a Wole Soyinka la cittadinanza onoraria: per la sua opera ispirata ai principi di libertà, pace, dialogo e del valore della dignità umana, per la capacità di fusione di elementi multiculturali, per la sua sensibilità sociale, per aver preso posizione sempre a favore della giustizia denunciando la violenza il dispotismo, la corruzione.

Ce ne torniamo a casa sorridenti, lentamente. Sì, una giornata densa e piena di spunti su cosa siamo e su come ci raccontiamo. Il valore della letteratura va molto oltre le pagine di un libro, che già rivelano un mondo straordinario. Il valore della letteratura è proprio nel suo spostamento, nella sua capacità migrante, nel suo potere di conservazione e trasmissione.

Il Festival è stato dedicato oggi a Natale Tedesco, che abbiamo perso dopo una lunga malattia. Italianista raffinato, uomo di straordinaria cultura e docente che intere generazioni ricorderanno. Non basta dire che ci mancherà, mancherà alla cultura un punto di vista come il suo, innamorato e pungente, attento e analitico. A Domenica Perrone, donan straordinaria e amica del festival già dal suo esordio va il nostro pensiero e il nostro abbraccio.

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