Le letterature, per loro stessa natura, migrano
Le letterature, per loro stessa natura, migrano da un luogo a un altro, da un tempo a un altro. Trasferiscono idee e parole. Sentimenti. Ciò che sappiamo esprimere e soprattutto ciò che non sappiamo. Se non ci fossero le letterature, da un secondo all’altro le nostre città si spegnerebbero, le nostre parole perderebbero ogni significato.
Letterature e migrazioni sono sinonimi, in un certo senso. Le letterature migrano i popoli, accogliendoli e accompagnandoli nelle loro storie: facendo storia delle loro vite. Le letterature, fanno conoscere i popoli. Dove non vi sono letterature, la paura mette le sue radici, fa crescere le sue spine. Ferisce. Uccide. Il processo che viviamo, semplicemente la più grande migrazione della storia umana, segna nuovi traguardi. Lingue e culture migrano fisicamente e attraverso le grandi reti di comunicazione. Il cambiamento in atto ci chiede di rispondere ad una grande domanda di senso.
Cosa sta accadendo? E che cosa è accaduto, negli altri momenti di grande cambiamento della storia? Ciò che sarà, dipenderà dalla memoria.
L’età dell’oro di Palermo coincide con il tempo della convivenza tra popoli e culture differenti. Si parlavano molte lingue, si professavano diverse religioni. L’architettura della città rispecchiava questa molteplicità nelle sue forme e nell’intrico di viuzze, piazze, templi e giardini. Finché il suo coro non fu sostituito da una voce solista e ai suoi colori non si sovrappose un grigio uniforme e violento.
Oggi, abbiamo una nuova straordinaria opportunità.
Tornano tante voci, a Palermo: le strade smettono il grigio, si colorano, e i ragazzi insegnano agli adulti, mostrando di saper praticare la convivenza sulla quale noi ancora teorizziamo. Il nostro futuro dipenderà da quel che sapremo ascoltare e da quel che sapremo dire, gli uni agli altri. Qui, al centro esatto di un Mediterraneo in fiamme, essendo tornato il Mediterraneo ad esser centro del mondo, si replica il miracolo della convivenza. In tanti luoghi della nostra Palermo, per il secondo anno, si confronteranno scrittori e artisti di un mondo che non ha più confini. Centinaia di ospiti, incontri e spettacoli sull’asse dell’antico Qasr, la via che dal mare conduceva al primo antico insediamento punico: in palazzi storici, teatri, università e scuole.
Un programma letterario, coordinato da Evelina Santangelo, con oltre centoventi ospiti e discussant, costruito pazientemente in stretta relazione con le case editrici di questo Paese, e non solo di questo Paese; con gli autori, gli editor, i critici, il mondo del sapere. Tavoli di confronto e non semplici presentazioni di libri e autori. Temi da dibattere. Filoni di pensiero da intercettare, al di sotto della superficie degli eventi e delle emozioni. Al programma letterario, se ne è aggiunto un altro, coordinato da Paola Caridi. Altre letterature. Altri linguaggi espressivi. Il teatro, la musica, il cinema, l’arte contemporanea. Un calendario fittissimo, che ha messo in rete le maggiori istituzioni culturali cittadine e altre giovanissime aggregazioni culturali. Un lavoro artigiano che ha prodotto un Festival originale, guardando all’esempio dei tanti importanti appuntamenti di questo Paese.
Un anno di lavoro, per tanti volontari. Un lavoro collettivo che porta la firma di scrittori e lettori, giornalisti e saggisti, docenti e studenti, operatori culturali e semplici cittadini. Occorrerebbe citare davvero tante persone, per il loro impegno, e le numerose istituzioni che hanno creduto in quest’iniziativa, a partire dal Comune e dall’Università di Palermo. Una rete che si è estesa fino a comprendere numerose associazioni, istituzioni e imprese. Anche qui, un lungo elenco, impossibile da riportare per esteso. Un lavoro condotto fra tanti e con entusiasmo. Un esperimento comunitario che rappresenta un valore in sé, a Palermo. Procedere insieme. Condividere un sogno: un grande appuntamento offerto dalla città al nostro e ad altri Paesi, al grande mare che ci unisce.
Il Festival si avvicina. Ci avvicina. Per tutti noi – vorrei citare gli altri due fondatori dell’associazione Festival delle Letterature migranti, Rosario Perricone e Ignazio E. Buttitta –, annunciarlo, è davvero un’emozione straordinaria.