Il dramma che latita
Sezione Teatro
Il dramma che latita
a cura di Giuseppe Cutino in collaborazione con Giuseppe Provinzano e con il sostegno di ETS- Comunità Cantieri Culturali Alla Zisa, Babel/Spazio Franco, Arci Tavola Tonda, Teatro Ditirammu
Diceva Harold Pinter: “Quando ci si sente incapaci di scrivere, ci si sente esiliati da se stessi”… ma è ancora così? Esiste una nuova letteratura teatrale in Italia? Capace di coniugare gesto e parole? Le nuove esperienze teatrali hanno davvero dato forma e vita nuova alla scrittura scenica? O ci si è limitati a prediligerne una a scapito dell’altra? E la figura del drammaturgo? E il suo ruolo all’interno di una struttura, di una compagnia o di un collettivo…e il ruolo del drammaturgo? Ancora scevro da collegamenti con l’azione e la scena? E drammaturgia e regia camminano insieme, rendendo le due esperienze necessarie e collegate tra loro, e al contempo essere traccia e testimonianza per esperienze future e altre?
Esiste la necessità e l’esigenza di un teatro del futuro? Esiste un nuovo modo di fare teatro? Quale è il rapporto che le nove generazioni di artisti hanno con il gesto e con la parola?
In teatro diceva sempre Pinter, ci ricordiamo di cose che potrebbero non essere mai successe; forse perché il teatro dovrebbe andare oltre al noto ed all’ignoto, e cercare qualcosa che ancora non c’è, che non si riconosce facilmente. Perché vero è che in teatro niente è per sempre, ma lo è come nella vita, che comunque rinasce sempre e ancora e ancora, sempre uguale e sempre diversa.
Questi interrogativi ci hanno spinto a suddividere la sezione Teatro 2022 in due parti, una più propriamente artistica, con la proposta di cinque spettacoli che, in maniera diversa, affrontano la scrittura scenica: e l’altra che vuole essere una riflessione ed un confronto tra autori sul ruolo del testo nel teatro, attraverso anche un dialogo tra generazioni a confronto.
Gli spettacoli proposti saranno: I broke the ice and saw the eclipse, di Giovanna Velardi, in cui il movimento è il motore trainante della drammaturgia; Totò e Vicè, di Franco Scaldati nella lettura di Giuseppe Cutino, in cui la parola del grande poeta e drammaturgo diventa elemento trainante reinterpretata da una visione registica originale ed autoscale; [H] – Il sigillo di Alessandro Garzella e Satyamo Hernandez, performance in cui la drammaturgia è frutto di un laboratorio permanente di ricerca e sperimentazione basato su processi di reciproco apprendimento che utilizzano le abilità e le disabilità di ognuno, nella prospettiva in cui l’arte può essere un formidabile linguaggio capace di combattere le ingiustizie sociali e di nutrire le periferie umane più povere e dimenticate; Oἶδα di Sergio Beercock e Giuseppe Provinzano spettacolo in cui gli autori, partendo da un classico come Le Baccanti di Euripide, sembra trovino nucleo ed essenza della contemporaneità nel rito, l’origine della rappresentazione teatrale. Conclude il tutto Dove gli dei si parlano, un performing reportage di Monika Bulaj, nota fotografa internazionale, in cui la drammaturgia si snoda tra parole e immagini.
Discorso a parte merita Testa di M., un laboratorio creativo che vedrà i giovani allievi del Teatro Ditirammu insieme alla compagnia multietnica del Progetto Amunì collaborare insieme alla creazione di uno spettacolo comune in cui tradizione ed innovazione si incontreranno per elaborare un esito drammaturgia condiviso
Queste le scelte della sezione teatro del FLM22, selezionati soprattutto grazie al supporto di Giuseppe Provinzano e della direzione artistica di Spazio Franco che, insieme ai Cantieri Culturali alla Zisa ETS, di cui è parte integrante, ha sposato in toto il carattere di festival a partecipazione condivisa che da sempre caratterizza il Festival delle Letterature Migranti.
[Ph.: Stefania Mazara].
Programma completo qui.