Il pensiero come rapide scariche elettriche | L’arte a Flm23

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3
Ott

Il pensiero come rapide scariche elettriche | L’arte a Flm23

Sezione Arti Visive a cura di Agata Polizzi
Giovedì 12 ottobre | Ore 19:00
Cantieri culturali alla Zisa | Institut Français
La Nebbia
Il pensiero come rapide scariche elettriche
Niccolò De Napoli/ Adriano La Licata
a cura di Agata Polizzi
“(…) meglio lasciare che il mio discorso si componga con le immagini della mitologia. Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare,
Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole (…)”.
Italo Calvino, Lezioni Americane, 1988
Esplorando concetti quali leggerezza, molteplicità e visibilità, parole che Italo Calvino utilizza come categorie nelle sue Lezioni Americane, Niccolò De Napoli (1986) e Adriano La Licata (1989) proveranno ad articolare un pensiero sul linguaggio e sulla contaminazione di esso con altri mondi.
In Lezioni Americane, parafrasando Calvino, si articola con pienezza l’opportunità di poter estrarre dalla lingua tutte ‘le possibilità sonore ed emozionali, di evocazione di sensazioni, nel catturare nel verso il mondo in tutte le varietà dei suoi livelli delle sue forme e dei suoi attributi in un sistema in cui tutto trova il suo ordine’. Lasciandosi guidare da questa suggestione gli artisti De Napoli e La Licata provano a contaminre uno spazio che della parola è scenario privilegiato: l’Institut français di Palermo. Il centro di cultura francese è un luogo di idee e di linguaggi, di interpretazioni e traduzioni in cui la parola muta forma per risignificare attraverso se stessa un cambiamento di stato, per animare un’immagine o un pensiero, uno spazio dunque che diviene inclusivo e che si presta ad essere disseminato di dettagli, segni minimi e puntuali, intersecato da leggeri moniti e micro immagini che si innestano nella quotidianità di un contesto vivo e pulsante, trasformandolo in una sorta di display, interfaccia tra espressione ed evoluzione.
De Napoli e La Licata  lo abiteranno temporaneamente come “residenti” che scrutano a loro volta scrutati, restituendo attraverso le opre la propria visione sulle cose del mondo,  visione rarefatta ma non “senza peso”, speculazione sulla realtà, forse sul sogno, un esercizio di osservazione sul mutevole e imprevedibile procedere del tempo.

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