FLM2018, il 20 ottobre reading col “diamante nero” Sorokin
Edmund White lo ha definito con grande efficacia un “diamante nero“. Il diamante nero è una pietra rarissima, preziosa e molto bella, la cui singolarità non è semplicemente la caratteristica colorazione scura, ma la composizione chimica particolare, oltre alle origini quasi misteriose. Una pietra dalla luce splendida e inquietante, che racchiude in sé un fascino antico, quasi da leggenda. Quale miglior ritratto per Vladimir Sorokin, drammaturgo, pittore e sceneggiatore, considerato uno dei più importanti scrittori russi contemporanei ma anche un intellettuale scomodo, riottoso al potere, critico nei confronti della società e della classe politica russa, fautore di una cultura “altra”, diffidente e dissidente?
Ebbene, una coincidenza favorevole porterà Sorokin a Palermo per la quarta edizione del Festival delle Letterature Migranti.
Il 20 ottobre alle 19, al Complesso monumentale dello Steri, nel Chiostro, per la sezione Lost and Found (in Translation), dedicata al valore e alla funzione della traduzione e della mediazione culturale, non vediamo l’ora di presentarvi il reading con Sorokin e la sua traduttrice, Denise Silvestri. Modera Francesco Caruso.
L’evento è finanziato da Institut Perevoda.
Perché esserci? Perché Sorokin ci ha abituati a riflettere sul grande continente russo: vasto, profondo, contraddittorio. L’autore ci piace non solo per la sua continuità col passato, ma perché ne fa qualcosa di estremamente nuovo, terrificante. Ci aveva già stupiti con “Manaraga” (l’incontro di Palermo si intitola appunto “Manaraga. Una montagna di libri”), che si interroga sul rapporto dell’uomo con i libri. Come accade sempre con Sorokin, la risposta risulta in quel libro paradossale, buffa ma assolutamente sconfortante: in un futuro non troppo lontano, a metà del XXI secolo, i libri diventeranno combustibile: non si leggeranno più ma vi si preparerà da mangiare.
In “La giornata di di un opričnik” – che ha vinto la IX edizione del Premio Von Rezzori (2015), dedicato alla migliore opera di narrativa straniera pubblicata in Italia, nella traduzione di Denise Silvestri -, Sorokin ha invece esplorato, con un chiaro riferimento alla storia di “Un giorno di Ivan Denisovich” di Solzhenitsyn, il sistema di controllo, da cui poi esploderà la descrizione dei Gulag. Una delle particolarità di questo libro è il linguaggio inventato da Sorokin per raccontare questa nuova Russia. È un misto di gergo d’affari, di diktat della Russia imperiale, di propaganda sovietica.
E infine c’è “Cremlino di zucchero”, un libro di racconti sulla Russia e sul suo popolo, ambientati in un futuro distopico, il 2028.
L’incontro dal vivo con Sorokin, a cura di Stradelab e Aniti, sarà folgorante, non abbiamo dubbi. E’ d’obbligo buttarsi!