FLM2018, il 19 ottobre sul Palco dello Steri c’è Sofri
Ha scritto recentemente: “L’Europa e il mondo sono attraversate da un vento furioso, ma ciascuna singola battaglia può essere combattuta e vinta. Il vento è furioso, ma le battaglie sono state perse per un pelo. Fino a un certo punto, quando l’argine ha ceduto. In Italia l’argine ha ceduto. Ora non si tratta di aspettare e tanto meno di incivilire i barbari. Si tratta di ricostruire, fosse pure con un secchiello e una paletta, con l’autunno che incombe.”
Lui è Adriano Sofri, giornalista, scrittore, insegnante, politico. Il suo nome evoca un periodo storico in cui violenza e politica si sono ibridati pericolosamente, ma, soprattutto, la profondità dei suoi libri – citiamo “L’ombra di Moro”, “Il nodo e il chiodo”, “Reagì Mauro Rostagno sorridendo” – o del racconto della tragedia di Sarajevo, vergogna che galleggia tra l’incoscienza e la rimozione nella storia di quell’Europa che allora come oggi è incapace di intervenire per fermare le tragedie che le divampano sotto il naso.
Testimone attento, ma raramente distaccato, Sofri sarà presente al Festival delle Letterature Migranti 2018 il 19 ottobre alle 20 sul Palco del Complesso monumentale dello Steri a Palermo per presentare il libro “Una variazione di Kafka” e dialogare con il direttore artistico del Festival, Davide Camarrone. L’incontro è inserito nell’ambito della scatola narrativa denominata “Meticciati”, un itinerario all’interno del nostro essere umani.
Con lui proveremo a ragionare su come si può ricostruire, nel grande vuoto dell’Attuale, un terreno comune, un barlume di coscienza che faccia sperare nel futuro.